Introduzione

"Come scrittori di romanzi non siamo capiti".
Introduzione di Ugo Gugiatti a "L'uomo delle taverne", romanzo del Pinchet

sabato 1 febbraio 2014

Bruce Springsteen - High Hopes - Anno 2014

Questo disco è un minestrone di cover, ripescaggi e scarti, e l'unico filo logico che lo tiene insieme è la chitarra, spesso debordante e poco incline al sound E Street Band, di Tom Morello. Non c'è infatti una tematica preponderante (come in Wrecking Ball era la crisi), ogni brano racconta una storia a sé (bella o meno), e sembra a tutti gli effetti un album fatto uscire per sollazzo, per avere la scusa buona per rimanere in tour, piuttosto che un'operazione studiata, costruita meticolosamente, come era nel modus operandi di Bruce Springsteen fino a qualche anno fa. In aggiunta ci sono qua e là suoni elettronici, loop, intrugli tecnologici, sovrapposizioni vocali e una produzione al solito eccessiva. Tutto a far storcere il naso ai tradizionalisti come me, che lo vorrebbero finalmente scarno ed essenziale. Ma, bisogna dire il vero, anche a esaltare chi apprezza il tentativo di Springsteen di affacciarsi sulle tendenze sonore moderne e di non fossilizzarsi sul suo stesso mito. Ciò premesso, High Hopes, messo su e preso per quello che è, indipendentemente da tutta questa serie di pistolotti mentali per springsteeniani doc, risulta un bel disco rock. E ancora una volta Bruce Springsteen riesce a non deludere, smentendo aspettative spesso troppo catastrofiche. Non c'è infatti springsteeniano di vecchia data che possa in alcun modo criticare un rock'n'roll puramente Asbury Park come Frankie Fell in Loveun mirabolante Irish come This is Your Sword (un inno!), il valzer Hunter of Invisible Game, o una ballata struggente come The Wall, la cui tromba finale è la summa dell’intero lavoro. Se a queste aggiungiamo le cover, ben fatte e splendidamente cantate, della robusta Just Like Fire Would e della passionale Dream Baby Dream (Bruce è bravo anche a riempire le tasche vuote di artisti che non conosce manco il bottegaio che vive sotto casa loro...) e i potentissimi rifacimenti, apprezzabili nonostante un Morello straripante, di Joad e American Skin, ecco che l'album raggiunge casa, e supera già di gran lunga il 6 politico. Fra gli esperimenti la title track, che certo non meritava di dare il nome a un album (tanto più perché è una cover) ma che si lascia ascoltare e dal vivo assume un valore aggiunto. Poi Harry's Place, notturna ballad proveniente da The RisingDown in the Holewaitsiano tentativo a metà fra rumore I'm on Fire e soprattutto il samba-gospel-rock di Heaven's Wall, che lascia troppe perplessità. Personalmente, ciò che più rammarica di questa parte sperimentale del disco, è che senza strani effetti, pure queste canzoni sarebbero risultate molto più belle di quanto non appaiano. Infatti crescono a ogni ascolto, e il dato che Bruce dovrebbe capire senza lasciarsi più influenzare da produttori di tendenza o figlioli virgulti, è che l'elettronica non aggiunge loro niente, semmai toglie genuinità, che per lui è da sempre la dote numero uno. Però, nel complesso, High Hopes è tutto meno che un album da buttare, ci sono almeno due canzoni che rimarranno nella sua discografia indelebilmente, ci sono gli ultimi assoli di Clarence e Danny, c'è una E Street Band al massimo della potenza, più impegnata che in Wrecking Ball, e c'è un guru della chitarra che tutti i musicisti del globo considerano un venerabile maestro. Io non sono musicista e mi bastava Nils, ma questo è un altro discorso. Quindi, ancora una volta, e nonostante l'ennesima brutta copertina (Ma chi lo consiglia su grafica e foto? Sono così belle le immagini sfuocate?), Bruce non mi ha deluso. Però rimangono sul mio tavolo le problematiche espresse nella lettera precedente all'uscita del disco, quella in cui parlavo delle scelte che dovrà fare per il futuro della sua carriera. Questo disco a quelle domande non risponde. Questo disco non fa una scelta, questo disco prosegue un percorso mainstream intrapreso dopo le Seeger Sessions, precisamente nel 2007, con Magic. E mi piacerebbe capire quanto lungo questo percorso sarà ancora, all'alba delle 65 primavere. Altre vie, più nette e radicali, come già detto, potrebbero rivelare nuove, grandi sorprese. Ma non si può considerare una nuova via il fatto di aggiungere Morello alla E Street ammiccando a qualche suono più attuale. Questo lo considero un gioco, un'anomalia, come Bruce stesso ha dichiarato in fase di presentazione. Una nuova via, dopo 40 anni di carriera e alle soglie della terza età, sarebbero il folk, il blues, il gospel, la strada solcata con la Seeger Sessions, oppure un rock più asciutto, solo coi superstiti della E Street, oppure un ritorno solista. Per il momento sono felice di non aver dovuto scrivere questa recensione iniziando con l'incipit che mi ero preparato, incazzato come un bue, sulla base dell'annuncio di questo buon minestrone e dell'ascolto del solo singolo. Ve la lascio comunque, rallegrandomi che non sia andata così. Ma temendo pure che, di questo passo e senza decisioni nuove, un giorno potrebbe accadere, che vada così. Il rischio c’è…
"Il delirio senile di un artista il cui unico obiettivo rimasto sembra essere quello di continuare a sentirsi giovane e piacere alle masse. E non parlo solo di questo moderno rock di plastica che non gli appartiene, ma anche di muscoli, capelli tinti, copertine ammiccanti, stadi pieni di ragazzini. No Bruce, stavolta non passa".
Tranquilli, questo, per ora, non è ancora successo.

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