Introduzione

"Come scrittori di romanzi non siamo capiti".
Introduzione di Ugo Gugiatti a "L'uomo delle taverne", romanzo del Pinchet

venerdì 5 ottobre 2012

Folco Orselli e Pepe Ragonese a Sondrio, 29 settembre 2012

E così per un paio di sere Sondrio è tornata a respirare aria di poesia stradaiola, di racconti epici, maledetti o goliardi, di vita bruciata senza sconti. Il cantautore milanese Folco Orselli, maggior talento italiano del genere, è stato protagonista di due serate al Madras, giovedì e venerdì scorsi. Nella prima era con lui lo scrittore Vincenzo Costantino ‘Cinaski’, nella seconda il fido e magico trombettista Pepe Ragonese. E’ del concerto della seconda sera che vi parliamo. Perchè in un paio d’ore Folco (voce, piano, chitarra) e Pepe (tromba), hanno risvegliato coscienze sonnolente. Lo chansonnier ha snocciolato brani dai suoi dischi del passato - addirittura una bellissima "Il crogiuolo" e una disillusa "Senza neanche una lira" - fino a giungere alle perle dell’ultimo album, quel "Generi di conforto" uscito un anno fa, ingiustamente escluso dalla lobby vecchia e stantia del Club Tenco, ma celebrato con un recente speciale anche da Vanity Fair. Fra un pezzo e l’altro ha raccontato storie di giocatori d’azzardo e frequentatori di night, innamorati perduti e rivoltosi incalliti, per introdurre il noir di "Storia della morte e del suo amore", l’ironica crudezza de "La ballata di piazzale Maciachini" o il romanticismo perfetto di "La ballata del Paolone". Blues, ballad, venature jazz e soprattutto il mestiere narrativo dei maestri milanesi; quelli di cui si sente tanto la mancanza anche se poi, quando uno nuovo irrompe, spesso si commette il tragico errore di ignorarlo. Ah, dopo il concerto, per gli irriducibili, c’è stata una lunga appendice. Proseguita, per pochi eletti, anche il giorno dopo in una baita di Pian Gembro. Cose per bene, per cui vale ancora la pena di spendere nostalgie. Torneranno.

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